Martedì, 18 Aprile 2023 14:05

I super-stipendi dei manager e la moralità secondo Olivetti

Si legge degli stipendi stratosferici dei manager a capo delle aziende. Carlos Tavares, ceo di Stellantis, guadagna la bellezza di 11,86 milioni di euro all’anno. Il suo stipendio è stato oggetto di critiche da parte dei sindacati, che mettono a confronto tanta ricchezza con la riduzione di posti di lavoro. Marco Gobbetti, ceo di Ferragamo, nel 2022 ha guadagnato una cifra quasi identica: 11,84 milioni. A poca distanza, con 10,6 milioni, troviamo Giovanni Tamburi, fondatore, presidente e ceo di Tamburi Investments Partners (Tip): in questo caso, il grosso del guadagno viene da bonus e compensi variabili, mentre lo stipendio fisso sarebbe “solo” di 550 mila euro. 

L’elenco – guardando in Italia - può continuare: a Scott Wine, ceo di CNH Industrial, sono stati riconosciuti 10,46 milioni nel 2022. Paolo Rocca, ceo di Tenaris, ha guadagnato 9,5 milioni. La retribuzione di Pietro Salini, ceo di Webuild (l’ex Salini Impregilo), è stata di 6,4 milioni. Quella di Carlo Cimbri, presidente e ceo della compagnia assicurativa bolognese Unipol, di 6 milioni. Claudio Descalzi, appena riconfermato ad e ceo di Eni, ha ricevuto un compenso annuo di 5,8 milioni. Philippe Donnet, ceo di Generali, ha raggiunto quota 5,5 milioni.

Adriano Olivetti, che perseguiva l’idea di un’azienda tecnologicamente avanzata, ma anche solidale e capace di promuovere partecipazione, reagì così quando gli fu riferito che Vittorio Valletta, numero uno Fiat, guadagnava 12 volte più di un operaio. “Nessun dirigente – disse scandalizzato - neanche il più alto in grado, deve guadagnare più di dieci volte più del salario di un suo operaio”. Non si tratta di fare facile demagogia: sappiamo tutti che i mercati impongono le loro leggi, e che queste leggi sono cambiate radicalmente negli ultimi decenni. Ma ci sono principi di giustizia, di equità, che sfidano le leggi, anche quelle apparentemente immodificabili.

Ultima modifica il Venerdì, 21 Aprile 2023 09:17

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