Domenica, 30 Aprile 2023 18:48

Primo Maggio, celebrazione del lavoro come diritto della libertà

Oltre a rappresentare una manifestazione di memoria e identità collettiva, la festa dei lavoratori costituisce un Tempo di celebrazione del lavoro, siccome diritto fondamentale di libertà della persona umana.
In quanto espressione della condizione di ogni uomo sulla Terra, il lavoro è infatti, secondo l’insegnamento magistrale di Hannah Arendt, la precondizione dell’attività più esclusiva e specificamente umana, vale a dire di ogni autentico agire politico, e per l’appunto di ogni conseguente libertà. Ѐ proprio questo a ben vedere l’orizzonte ideale più ampio che la innovativa formulazione del primo articolo della nostra Costituzione ha inteso costruire e dischiudere nel definire l’Italia come una Repubblica fondata sul lavoro. 

Dal punto di vista della Costituente, si tratta com’è noto della formulazione presentata con l’emendamento Fanfani a conclusione di una vivace discussione in seno all’Assemblea. Con l’intervento effettuato nella seduta pomeridiana del 22 marzo 1947, l’on. Fanfani chiarisce che uno Stato si definisce nei suoi caratteri costitutivi e nella sua missione storica. Quindi afferma che la definizione della Repubblica avviene immediatamente nel primo comma dell’articolo uno (democratica e fondata sul lavoro) e avverte come la definizione della missione storica della Repubblica richieda uno sviluppo adeguato – sviluppo progettualmente affidato agli articoli due e tre – perché se compiuta esclusivamente in poche ulteriori parole dell’articolo uno resterebbe monca e mancherebbe di forza. 

Dichiarando il fondamento della Repubblica nel lavoro i Padri costituenti hanno pertanto - riprendendo ancora le illuminanti parole utilizzate dall’on. Fanfani - inteso definire la nascente Repubblica escludendo che Essa avesse fondamento sul privilegio, sulla nobiltà ereditaria, sulla fatica altrui e insieme dichiarando che Essa si fonda invece sul dovere, che è anche diritto ad un tempo per ogni uomo, di trovare nel suo sforzo libero la sua capacità di essere e di contribuire al bene della comunità nazionale. 

C’è poi pure un significato ulteriore, correlato all’affermazione del dovere d’ogni uomo di essere quello che ciascuno può, secondo i rispettivi talenti: la massima espansione di quella comunità popolare sarà raggiunta solo se e quando ogni uomo avrà realizzato, nella pienezza del suo essere, il massimo contributo alla prosperità comune. Ѐ questa insieme una ragion d’essere fondamentale della Repubblica e l’impegno della Costituzione, che proprio in questa prospettiva assume come principio fondamentale il lavoro, riconosce un diritto al lavoro e si impegna a promuovere le condizioni perché esso divenga effettivo, e ancora riconosce e garantisce infine l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione (politica, economica e sociale) del Paese. 

A fronte di tutto questo, è di stringente attualità una prima contraddizione per più versi solo apparente, che riguarda l’Europa: l'UE è infatti una delle regioni più ricche del mondo e tuttavia una persona su cinque è a rischio di povertà - percentuale che peraltro aumenta in Italia dove è in condizione di rischio una persona su quattro. Risulta pertanto necessario costruire e garantire un sistema di protezione sociale che renda fecondi e più umani gli interessi economici, attraverso l’applicazione del superiore principio del benessere dei cittadini, degli uomini e dei lavoratori, che a ben vedere contestualmente è coniugato anche col più alto e lungimirante interesse delle imprese.

Negli ultimi decenni globalizzazione, digitalizzazione e aumento delle forme di lavoro atipiche, particolarmente nel settore dei servizi, hanno rimodellato i mercati del lavoro, generando un aumento di posti di lavoro a bassa retribuzione e a bassa qualifica e contribuendo ad indebolire le strutture di contrattazione collettiva. Non v’è dubbio pertanto che si debba affermare la consapevolezza, espressa da tempo anche in seno al Parlamento europeo, che per quanto il lavoro possa essere il mezzo migliore per contrastare la povertà, ciò non vale oggi per i settori a bassa retribuzione o per quelli che lavorano in condizioni precarie o atipiche. 

In questo senso la profonda crisi causata dalla pandemia in tutti i Paesi del mondo impone capacità e determinazione, associate ad una riflessione sulle questioni di maggiore attualità quanto agli ambiti di propria competenza. Tra queste, particolare attenzione deve essere rivolta all’impatto delle nuove tecnologie sull’occupazione e sui sistemi economici, all’estensione degli strumenti di protezione sociale per far fronte alle disuguaglianze, alla parità di genere nell’ambito del mercato del lavoro. Si tratta dunque di dibattere e sviluppare alcuni tra i principi fondamentali in cui è stata data forma al pilastro europeo dei diritti sociali - insieme a quelli che enunciano condizioni di lavoro eque, inclusione e pari opportunità e accesso nel lavoro. 

Si colloca in questo contesto la decisione di Parlamento europeo e Consiglio dell’Unione europea di adottare la direttiva 2022/2041/UE sul salario minimo adeguato nell’Unione, che persegue l’obiettivo di aumentare la copertura della contrattazione collettiva e facilitare l’esercizio del diritto alla contrattazione collettiva sulla determinazione dei salari, nonché di prevedere che gli Stati membri in cui siano previsti salari minimi legali istituiscano le necessarie procedure per la determinazione e l’aggiornamento dei salari minimi legali basandosi su criteri stabiliti per conseguire un tenore di vita dignitoso, ridurre la povertà lavorativa, promuovere la coesione sociale e ridurre il divario retributivo di genere.

Infine, non è certo possibile pensare al tragico presente dell’Europa, che vive la guerra entro i suoi confini, e al futuro che verrà e ritenere realisticamente che il Lavoro quale espressione della condizione umana e presupposto di autentico agire politico possa uscire indenne dalle drammatiche conseguenze della guerra. Non a caso le recenti analisi del FMI per quanto osservino con ottimismo la graduale ripresa dalla pandemia e dall'invasione dell'Ucraina da parte della Russia rilevano ad un tempo che il mercato del lavoro è “tight” in tutto il mondo e - con l’addensarsi della nebbia sulle prospettive dell'economia globale - l'incertezza è alta e la bilancia dei rischi pende al ribasso.

Ѐ pertanto attualissimo, e costituisce tuttora l’auspicio che ogni uomo e cristiano responsabile ha la vocazione di fare proprio, lo slogan dei sindacati confederali dello scorso anno, che da Assisi levarono alta la voce per sostenere la speranza dei lavoratori e dare pieno significato a quel Tempo di celebrazione del lavoro, siccome diritto fondamentale di libertà della persona umana, invitando a mettersi “al lavoro per la pace”. 

 

Santo Francesco Scirè è presidente della Fondazione Achille Grandi

Ultima modifica il Mercoledì, 10 Maggio 2023 12:55

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